Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/316

300 LIBRO d’antichità, e che molti perciò gliene venivan recando da ogni parte del mondo; e aggiugne di se medesimo, che avendogli portati da Napoli due busti di marmo, non era possibile lo spiegare con (quale allegrezza li ricevesse. De’ tesori poscia da lui profusi nel comperare cotai monumenti, reca l’ab. Mehus (praef ad T it. Ambr. camald. p. 5 \) parecchie pruove, e quella singolarmente di varj codici che ancor si conservano nella Laurenziana. i quali per opera di Lorenzo furono superbamente ornati di antichi cammei e di preziosissime gemme. Ei però qui non fa alcuna menzione della Raccolta di antiche Iscrizioni che a Lorenzo dedicò il celebre f Giocondo veronese domenicano, di cui parleremo più a. lungo nell’ultimo capo di questo tomo. Ma di ciò ci ha poi egli lasciata altrove memoria (praef adItincr. Cyr.p. 58, 59)), facendo un cenno del codice di antiche Iscrizioni ch’egli offrì a Lorenzo de’ Medici. Di questo parla più a lungo il marchese Maffei, che aveane copia (F'er. illustr. par. 2, p. 262), e dice che vi è premessa una lettera dedicatoria con questo titolo: Frater Joannes Jucundus Veronensis Laurentio Medices Sal. pl. D. (a). Egli avverte insieme di averne un’altra copia veduta in Firenze nella libreria del cavaher Marmi, in cui le Iscrizioni son da lui dedicate a Lodovico Agnelli mantovano, arcivescovo di Co(a) La lettera dedicatoria di F. Giocondo a Lorenzo de’ Medici è stata pubblicata da monsignor Fabroni (Vita Laur. Med. t. 2, p. 279).