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276 * LIBRO da lui conosciuto in Andrinopoli, il quale è quel medesimo Niccolò Ceba (*) a cui abbiamo più lettere del Filelfo, e una singolarmente del 1441 (cp. 4) , in cui gli rammenta un viaggio clfei l’atto avea nella Persia. Ma il desiderio di vedere il nuovo pontefice il fece risolvere a ritornare in Italia. Prima però volle vedere alcune altre cose maravigliose in quelle provincie, come il tempio di Cizico , le antichità di Mitilene , e di alcune altre città; e fece ancora acquisto , per opera di Federigo Giustiniani suocero di Andreolo, di alcune medaglie d’oro di Filippo e di Alessandro e di Lisimaco. Finalmente , dopo sì lungo viaggio , tornato ad Ancona , e trattenutosi pochi giorni in casa, ne partì per Roma con Astorgio vescovo di quella città. Giunto a’ piedi di Eugenio IV, ne fu accolto con somma amorevolezza , e lungamente si trattenne con lui favellando de’ mezzi con cui riunire i Greci alla Chiesa romana, e domar la potenza de’ Turchi. Diedesi poscia Ciriaco a ricercare le antichità di diverse città del Lazio. Quando venuti a Roma due ambasciadori dell’imperador Sigismondo , che già giunto a Siena (il che accade nel 1432), volea recarsi a ricevere la corona imperiale dal papa, essi nel tornarsene a Siena presero a lor (*) Quel Niccolò Ceba qui nominato era della nobil famiglia Grimaldi. Io ho tratta questa notizia da una lettera d I Longolio a Ottaviano Grimaldi, in cui gli scrive: Ut ami ci/in nostra hand panilo sii illustrior ca farti 1 liani al c , quae JVicolao Grimoaldo Ccbae avo tuo cum Francisco Fliilclpho viro (Indissimo iutcrcessiC (Longol. cpist. I. 3, pag. 362, cd. Lugdun. 154a).