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2 I O LIBRO biblioteche che ivi vide; cioè di quella del Cardinal Orsini (a), la quale però era già stata in gran parte da lui mandata a Perugia, ov’ei dov.ca recarsi in qualità di legato, di quella annessa alla chiesa di S. Cecilia, di cui loda singolarmente un antico codice di ventinove Omelie di Origene, di quella del monastero di Grotta Ferrata, in cui si duole di aver trovati i codici laceri e malconci. Parlando poscia delle pontificie, due egli ne nomina, una cui dice la biblioteca del papa, l’altra che da lui si appella la biblioteca di S. Pietro, probabilmente perchè era propria di quella chiesa. Ma in amendue racconta di non aver trovate cose di gran valore. A Niccolò V adunque si dee tutta la lode di aver raccolta prima di ogni altro quella sì grande e sì pregevol copia di libri che ora vi si ammira. Vespasiano fiorentino, da noi più volte citato, descrive, coll’usata sua semplicità di stile, quanti tesori in ciò profondesse: Cominciò il Papa, dice egli (Script. rer. ital. vol. 25, p. 282), a edificare in più luoghi, e mandare per libri Greci e Latini in ogni luogo, donde ne potè avere, non guardando a pregio niuno. Condusse moltissimi Scrittori dei più degni (a) Della libreria del Cardinal Giordano Orsini , lasciata per legato alla basilica, si fa menzione in un documeulo del 14^8, prodotto dal sig. abate Marini, da cui si raccoglie eh’essa era composta di a54 codici, i quali erano stati stimati del valore di a5oo ducati d?oro (Degli Archiatri ponti fidi, t. 2, p. 284, ec.); indicio del caro prezzo a cui pngavnnsi i libri, perciocché venivano un per l’altro ad essere stimati quasi dieci ducati «1‘ oro ossia zecchini per ciascheduno.