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l86 LIBRO recato ciò che ne dice l’antico scrittor della sua Vita, Vespasiano fiorentino, pubblicato dal Muratori (Script. rer. ital. vol. 25. p. u-3) • Spendeva più che non poteva (parla del tempo in cui Tommaso era ancora uomo privato) perchè in questo tempo aveva più scrittori de’ più degni che poteva avere, e non guardava in pregio. Fidavasi nella sua virtù, che sapeva non gli poteva mancare nulla. Usava dire che due cose farebbe, se egli potesse mai spendere y che era in libri, e in murare; e 1 una e l’altra fece, nel suo Pontificato. E benchè in questo tempo egli fosse povero, niente (li meno i libri che faceva fare, tutti voleva che. fussino bellissimi in tutte le condizioni. Aveva libri in ogni facoltà, infra gli altri opere di S. Agostino in dodici bellissimi volumi tutti fatti di nuovo con grandissimo ordine: il simile l'opere de’ Dottori antichi, e quelle de’ moderni; ogni cosa che poteva avere spendeva in libri. Aveva pochi libri, ch’egli non istudiassi, e postillassi di sua mano; dì era bellissimo scrittore di lettere tra V antica e la moderna, in su quali libri faceva la memoria, quando voleva trovare nulla... Non andò mai fuori A Italia in quelle Legazioni col suo Cardinale, dì egli non portasse qualche opera nuova, che non era in Italia, fra le quali furono i Sermoni di S. Leone Papa, e la Postilla di S. Tommaso sopra S. Matteo, opere di gaissime, che prima non erano in Italia, e più altre opere nuove. Non era scrittore gnuno nella lingua Latina, del quale egli non avesse notizia in ogni facultà, in modo che di sapere, tutti gli scrittori così Greci, come