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PRIMO l8l camald. p- 33 , ec. , 48 , ec.). Così un sol uomo richiamò alla luce tanti antichi scrittori che prima erano quasi dimenticati. Egli ancora imitò l’esempio di Francesco Filelfo nel dichiarar guerra a’ suoi amici , anzi a’ suoi medesimi protettori , perchè non gli rendevan sì presto, come avrebbe voluto , alcun de’ suoi codici; e ne è pruova la lettera da lui scritta a Guarino , e pubblicata dal Cardinal Querini (l. c. p. 33, ec.), in cui si duole amaramente del Barbaro , perchè già da lungo tempo non gli rimandava un codice delle Orazioni di Cicerone , ch' egli avea scritto di sua mano.

V. Delle scoperte fatte dal Poggio ragiona ancora, benchè in breve, Biondo Flavio (Ital. Illustr. reg. 6), il quale aggiugne che verso il medesimo tempo ritrovate furon le Lettere di Cicerone ad Attico; ma non dice chi ne fosse lo scopritore, ed esse eran già note al Petrarca, come si è detto a suo luogo. Egli inoltre racconta che Gherardo Landriani, vescovo di Lodi dal 1418 fino al 1427 , poscia vescovo di Como, e finalmente cardinale, trovò in Lodi, fra la polvere e fra le rovine, un antichissimo codice di Cicerone, in cui oltre i libri dell' Invenzione, e quegli ad Erennio, contenevansi ancora i tre dell’Oratore interissimi, i quali in addietro non si avevano che imperfetti, quello dei celebri Oratori, e quello intitolato l’Oratore, la quale scoperta recò gran piacere a Gasparino Barzizza, cbe era allora in Milano, e che dopo avere con gran fatica suppliti i difetti delle Istituzioni di Quintiliano, prima che intere fosser trovate dal Poggio, pensava di far lo stesso I