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l4i LIBRO affermato che per le ree vicende de’ tempi già da moltissimi anni erano le scuole romane abbandonate e deserte, dice che a richiamarle all1 antico splendore aveva ei nominati dottissimi professori di tutte le scienze, e anche di lingua greca. Ma ei non potè stabilire questa università per modo , che morto lui non venisse di nuovo al nulla, come racconta Teodorico Nictn (llist. Schi sm. I. 2 , c. 39). La gloria di averla stabilmente fondata devesi ad Eugenio IV, come pruova il P. Caraffa, da noi più volte citato con lode, il quale riferisce le bolle da lui perciò pubblicate, e gli altri provvedimenti saggiamente dati a vantaggio di essa (Hist Gymn. rom. c. 7). Della scuola teologica da questo pontefice istituita a Roma a vantaggio dei cherici, fa menzione ancora Domenico de’ Domenichi vescovo di Brescia, che fu ivi professore, in una sua orazione che conservasi nella Vaticana, citata dal P. degli Agostini (Scritt venez. t. 1? p. 389). Maggior fama ancora ottenne essa a’ tempi dell’immortal pontefice Niccolò V, singolarmente pe’ dottissimi uomini ch’egli ad essa invitò da ogni parte, come si è detto nel capo precedente, e da più passi nel decorso di questa Storia si farà ancora maggiormente palese. Paolo II e Sisto IV imitarono essi pure, benchè non uguagliassero, la munificenza di Niccolò nell’accrescere nuovo ornamento a queste scuole) e anche Alessandro VI, benchè non abbia gran diritto ad entrare nel numero de’ mecenati della letteratura, rinnovò nondimeno ed ampliò nobilmente la fabbrica ad esse destinata, come