Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/151

PRIMO 135 Festinavit eques Gallus, venere britanni, Venit ab amili ri Celtiber amne Tagi; Vigineamque domum, Phoebique I Irli cuna frequcntant: Laus Ducis haec sacri gloria rara tholi. Nè lasciò per questo il duca Lodovico di provvedere con uguale magnificenza alle scuole milanesi; perciocchè vedremo a suo luogo , che oltre i professori di lingua greca e di eloquenza, ivi ancora si aprirono scuole di storia e di musica; anzi, come pruova il sopraccitato dottor Sassi, non v’era scienza di cui in Milano

  • ancora non fosser maestri. Egli ragiona ancor

(l. cit.) delle scuole che sulla fine di questo secolo fondate furono nella stessa città da due nobili milanesi, cioè da Tommaso Grassi, che l’anno 1479 assegnò perpetuo stipendio a cinque professori che gratuitamente istruissero nelle lettere i giovani che non avean di che pagare i maestri, e da Tommaso Piatti, cbe fanno * 49!) fondò altre scuole, nelle quali s insegnasse f arimetica, la dialettica, l’astronomia, la geometria , la lingua greca. A’ quali dee aggiugnersi Bartolommeo Calchi che, come nel capo precedente si è detto, rifabbricò due scuole che minacciavan rovina, e le provvide di ottimi professori.

XII. Così fiorivano gli studj in Milano e in Pavia, quando contro di questa università sollevossi di nuovo la rivale Piacenza , e cercò di trasferirla un’altra volta entro le sue mura. Ne abbiamo un lungo e piacevol racconto negli Annali di Piacenza, scritti da Alberto da Ripalta , e pubblicati dal Muratori (Script. rer. ital. vol. 20, p. 932, ec). Narra egli adunque