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114 Mimo incoepUtm est, quod ante per tres annos redditum non erat: Studium destructum reformari in coeptum est (ib. vol 23 , p.). Ma qual differenza fra i 500 scolari che allor si speravano , e i diecimila die erano a tempo del famoso Azzo? Nel i 438 il senato di Bologna invitò di nuovo il Filelfo, che frattanto era passato a Firenze ed a Siena, come raccogliam dalla lettera che questi in ringraziamento gli scrisse (l. 2, ep. 40)? hi cui rammenta con quanto piacere ed onore fosse ivi già stato. E vi venne egli di fatto al principio dell’anno seguente , e salì di nuovo sulla cattedra d’eloquenza. Ma nel mese di maggio , abbandonata quell’università, passò a Milano, come a suo luogo vedremo. Egli in fatti stava con timore in Bologna, perciocchè, come scrive in altra sua lettera (l. 3, ep. 5), in niun luogo più che ivi era incerta la pace. E certo non vi ebbe mai secolo in cui quella città fosse così esposta a frequenti rivoluzioni, come nel presente. E ciò dovette riuscire di non picciolo danno a quella università. Ad accrescerle lustro sempre maggiore, le giovò non poco il dottissimo Cardinal Bessarione, che dal 1450 fino al 1455 fu legato in Bologna. Il Platina nell’orazione in onore di lui recitata, che si ha alle stampe, afferma che ei rinnovò non solo la fabbrica rovinosa, ma le leggi ancora e l’ordine di quella università assai decadutaj che a gran prezzo e con ampissimi stipendi v1 invitò chiarissimi professori, e ch’egli stesso con promesse, con onori e con premj accendeva ne’ giovani un nobile ardor per gli studj, e sovveniva coloro che