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II. L’università di Bologua venuta in notabile decadimento verso la metà del secolo xiv, sul finire di esso avea cominciato a risorgere all’antica grandezza, come a suo luogo si è detto. E così mantennesi ancora ne’ primi anni del secolo in cui scriviamo. I celebri professori di eloquenza greca e latina, che allora vi furono chiamati, Guarino da Verona, Giovanni Aurispa e Francesco Filelfo; e i catalogi di tutti i lettori, che il Ghirardacci ci ha dato agli anni 1411, 1416 , 1418, 1420 e 1423 (Stor. di Bol. t. 2, p. 500, 610, 619, 637 , 645) (il qual autore ancora annovera (ib. p. 605) alcuni saggi provvedimenti dati nel 1416 a vantaggio e ornamento maggiore di quello Studio), ne sono una chiara pruova. Il Filelfo ci parla in modo nelle sue Lettere, di Bologna e di quella università, che ben ci fa intendere in quanto lieto stato ella fosse. Egli racconta (l. 1, ep. 24) che quando vi entrò nel febbrajo del 1428, un sì gran numero di scolari non meno che di professori venne a complimentarlo, che cosa più onorevole non poteasi immaginare; clic il Cardinal d1 Arles legato mandò tosto a chiamarlo, e lo accolse con sommo onore; e che tosto gli fu assegnato lo stipendio di 450 scudi, 300 de’ quali gli si contavan dal Pubblico, 150 dal legato, il quale già gliene avea dati 50 oltre più altri doni. E scrivendo pochi mesi appresso ad Antonio di Capanoro, Sommamente mi piace, dice, l’abitare in Bologna; perciocchè e amena è la città, e cortesissimo il popolo , e grande abbondanza vi lui di quanto J’a d uopo a vivere, e grande é