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XXXIV. I due ultimi papi di questo secolo , Innocenzo VIII e Alessandro VI, non diedero grandi pruove di amore verso le lettere. Il primo, detto per l’innanzi Giambattista Cibo, era, come narra il continuatore del Platina, uomo assai versato in tutte le scienze. Ma le infermità che nel suo pontificato lo travagliarono, e le sanguinose discordie da cui Roma era allora sconvolta, non gli permiser di fare a vantaggio di esse ciò che in altri lieti tempi avrebbe per ventura operato. Il secondo troppo era occupato in altri pensieri, perchè potesse favorire le scienze: e io mi compiaccio che l’idea di questa mia Storia da me non richiegga ch’io ripeta, o compendj ciò che di quegl1 infelicissimi tempi ci narrano anche i più moderati scrittori. Potrei invece rammentar qui non pochi tra1 cardinali di questo secolo, che ad imitazion de’ pontefici finor nominati furono essi pure splendidi mecenati della letteratura. Ma di alcuni di essi dovrem ragionare altrove, e ciò che in questo capo si è detto (finora, basta a far conoscere quanto felici alle lettere fosser que’ tempi in cui quasi tutti coloro che ebber qualche dominio, sembravano cospirare a gara nel provvedere a’ loro vantaggi (a). E veramente l (a) Colla munificenza de’ principi nell’avvivare gli studj, gareggiarono ancora alcune delle particolari città. E io ne recherò qui l’esempio, che ne ho pure recato nel secolo precedente, della città di Udine nel Friuli, poichè il più volte lodato sig. aliate Domenico Ongaro ne ha studiosamente raccolti, e me ne ha gentilmente trasmessi gli opportuni documenti. Anche in tutto il corso di questo secolo ne’ Partiti di quel pubblico