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PRIMO 105 frutto elio r infelice Platina trasse da questa lettera, fu la prigionia a cui il papa lo condannò , e in cui si stette per quattro mesi, finchè ad istanza del Cardinal Francesco Gonzaga riebbe la libertà. Ma tre anni appresso una nuova tempesta contro di lui sollevossi ) e in occasione della guerra che Paolo dichiarò all’accademia romana di Pomponio Leto, di che diremo a suo luogo, il Platina fu di nuovo rinchiuso in carcere, e tormentato ancora più volte, e sol dopo un anno potè uscirne. Ora un uomo che tai trattamenti ricevuti avea da Paolo, non era a sperare che ne scrivesse con molta lode. Egli infatti, oltre il narrare che fa le sue proprie vicende in modo che tutta f odiosità ne ricade sopra il pontefice, e oltre il biasimarne in più occasioni la condotta e i costumi , lo taccia singolarmente come nemico dell’amena letteratura, e dice che ne odiava gli studiosi talmente, che tutti diceagli eretici) e che esortava i Romani a non volere che i lor figliuoli gittassero in tali studj il tempo, bastando, secondo lui, che sapesser leggere e scrivere. Ma uno storico non può pretendere sì facilmente che gli si dia fede, quando parla di uno da cui è stato condennato alla carcere, singolarmente se altri scrittori imparziali ne ragionano diversamente. Il Cardinal Querini,che ci ha data una forte ed erudita apologia di questo pontefice (Paulli 2 Vita et Vindic. Rom. 1740), da questa accusa ancora il difende , e colla testimonianza di due autori contemporanei che ne hanno scritta la Vita,