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SECONDO 5 cyj più illustri, e avuto in grande stima da Francesco Petrarca. Il marchese Maffei è stato il primo a richiamarne dall’oscurità la memoria e il nome (Verona illustr. par. 2,p. 113, ec.), e a mostrare in qual pregio si debba avere l’opera ch’ei ci lasciò. Io mi lusingo nondimeno di poterne qui dare ancora più ampie notizie, valendomi singolarmente dell’opere dello stesso Petrarca. E prima vuolsi correggere un errore del marchese Maffei che, senza addurne ragione alcuna, distingue Guglielmo da Pastrengo da Guglielmo orator veronese a cui non cinque soli, com’egli dice, ma sei (l.2, ep. 19*, l. 3, ep. 3, 11, 12, 20, 34) de’ suoi poetici componimenti latini indirizzò il Petrarca; perciocchè le cose che questi in essi gli scrive, ci mostran chiaro di’ ei non è altri che quel Guglielmo da Pastrengo a cui abbiamo non già otto lettere del Petrarca medesimo, come dice lo stesso march. Maffei, ma cinque sole (Variar. ep. 32, 35, 36, , 38), con tre di Guglielmo al Petrarca (ib. ep. 31, 33, 34). Guglielmo nato in Pastrengo villa del Veronese, da cui prese il nome, era stato scolaro di OLdrado da Lodi, come, parlando di questo giureconsulto, abbiamo veduto; e frutto della sua applicazione a questo studio fu l’impiego di notajo e di giudice, ch’egli ebbe in Verona; come dalle antiche carte pruova il march. Maffei. Questi, e dopo di lui l’ab. de Sade (Meni, pour L die de Petr. t 1, p. 270, ec.), affermano che Guglielmo, l’anno 1335, fu spedito dagli Scaligeri al pontefice Benedetto XII, insieme con Azzo da Correggio, per ottener la conferma del dominio