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SECONDO 5l) I mi sdegnerò contro quelli che or non la curano; poichè i lumi tanto maggiori e le opere tanto più critiche ed erudite che al presente abbiamo 9 ce la rendono inutile, anzi vi ravvisiamo errori e mancanze in gran numero. Ma non perciò dobbiamo non ammirare il Boccaccio che in tempi sì tenebrosi giunse a veder tanto, e con tanto maggior fatica , quanto più scarsi erano gli ajuti, diligentemente raccolse quanto su questo argomento gli avvenne di ritrovare. Alcuni , e fra gli altri Apostolo Zeno (Diss♦ voss. t 1 , p. 13), accusano il Boccaccio di aver supposti e citati autori che mai non furono al mondo, e fra gli altri quel Teodonzio greco che egli allega non poche volte. Il conte Mazzucchelli il difende (Scritt ital. t 2 , par. 3 , p. 1337) , adducendo le parole dello stesso Boccaccio , con cui previene l’accusa, e la rifonde sull1 ignoranza de’ suoi medesimi accusatori. Ma si potrebbe dire per avventura che cotai difese son troppo agevoli a farsi, finchè non si viene alle pruove, e che converrebbe provar veramente che vi sia stato cotesto Teodonzio non mai conosciuto ad alcun altro scrittore. E io penso che la miglior via a scusare il Boccaccio, sia il dire, come è probabile assai, ch’egli, e prima di lui Paolo da Perugia, da cui confessa di aver molte cose apprese , come altrove si è detto (l. 1, c. 4)? fosser tratti in errore dal monaco Barlaamo, da cui avean avuto notizia di questo supposto autore. Con maggior sicurezza possiam difendere il Boccaccio da mi’ altra taccia che da altri gli si appone , cioè che in quest’opera ei siasi arricchito delle altrui spoglie,