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5go LIBRO egli intrapresa, ma a cui non diè compimento, e clic sembra interamente perita, cioè una Storia generale da’ tempi di Romolo sino a quelli delTimpcrator Tito, opera da lui cominciata ne1 giovanili suoi anni, c poi interrotta per rivolgersi al suo poema dell’Africa. Ne dobbiam la notizia a’ suoi dialogi con S. Agostino intitolati de Contcmptu Mundi, ne’ quali introduce il Santo a così ragionargli: Manum ad majora jam porri gius librimi historiarum a Rege Homulo in Ti tura Cesarcm, opus immensum, temporisque et laboris capacissimum aggressus et; coque nondurn ad exitiun perducto... ad Africani... transmisisti (Op. I. i , p. 411)• V. Troppo amico del Petrarca era il Boccaccio , perchè non dovesse egli pure rivolgersi a somiglianti studi; e ne abbiamo difatti in pruova più opere , e quella singolarmente divisa in i5 libri, e intitolata de Genealogia Deorum, in cui con tutto quell’apparato di erudir zione,che era allora possibile, svolge e dichiara l’antica mitologia; opera che allora non fu rimirata per poco qual cosa divina , e che ora appena ritrova chi f onori di un guardo. Nè io e potrebb’essere avvenuto che Donato da Casentino veggendo l’opera latina, e ignorando che il Petrarca l’avesse prima composta in italiano , ne facesse questa versione. Sotto il nome del Petrarca abbiamo ancora il Libro delle Vite dei Pontefici et Inipe rado ri Romani , di cui si ha la bella edizione fatta in Firenze nel convento di S. Jacopo di Ripoli, nel 1478, e ripetuta poscia altre volte. Ma niun autore, ch’io sappia, contemporaneo, o vicino al Petrarca, gli attribuisce quest’opera , e io perciò dubito che gli sia stata supposta. 0