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564 LIBRO altronde. Anche altrove però, e singolarmente in Toscana, furono a questa età canonisti h*. mosi che illustrarono colla lor dottrina la lor patria e gli Studi di Firenze, di Siena , di Pisa! Io per amore di brevità non larò che acccivl ilare i nomi di Jacopo, o Giovanni, come ah f tri scrivono, Pagliarese, e di Federigo Petrucci sanese, professori di Diritto canonico prima m | Siena , poscia in Perugia , ove ebbero a lor db scepolo Baldo, de’ quali veggasi il Panciroli (l. 3, c. 23). Così pure rammenterò sol di pas41 saggio Lapo di Tuccio, non già monaco oli. I velano, come ha creduto il Mehus (Vita di I Lo/ìo (Li Castigl. p. 1) , ma sì camaldolese come pruova il ch. dottore Lami (Antich* di | Fir. t. 1 , pref, p 68), e abate del monastero! di S. Miniato al Monte presso Firenze, verso il 1360 , autore di alcune opere canoniche meqH tovale dal Panciroli (c. 24), e Pietro di Braco piacentino, di cui pure si hanno alcune opere di tale argomento rammentate dal co. Mazzuè] ohelli (Scritt. ital. t. 2, par. 4, p• 1968). Di uno solo tra’ canonisti toscani parlerò alquanto più stesamente, cioè di Lapo da Castiglionchio e tanto più volentieri, quanto più mi è agevole il farlo, giovandomi della Vita che con molta erudizione ne ha scritta l’ab. Mehus, e premessa a un’Epistola, ossia Ragionamento del medesimo Lapo, da lui pubblicato l’an 1753 onde io non avrò comunemente che a compendiare ciò ch’egli ha più ampiamente narrato e provato con autentici documenti. Nè io però lascerò di aggiugnere qualche cosa , ove me ne l venga occasione , alle ricerche di questo ero-II dito scrittore.