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TERZO ij~’5 construi, et ita imponi fecerunt in aeternam laudem et memoriam Domini sui dilet tissimi praelibati. Così i Ferraresi rinnovaron gli antichi esempii di Atene e di Roma. E noi abbiamo veduto in quest’anno medesimo (1774) ren" dersi per le stesse ragioni da’ Modenesi un somigliante attestato di riconoscenza e d1 ossequio nella magnifica statua equestre innalzata al gloriosissimo regnante sovrano Francesco III, il quale superate avendo le glorie de’ suoi illustri antenati, era ben degno di uno de’ più bei monumenti che alla beneficenza di un principe ergesse mai il figliale amor de’ suoi sudditi (a). IV. Io potrei similmente venir additando altri grandiosi edifici de1 Carraresi, degli Scaligeri c di altri principi italiani nelle loro città; ina la brevità, di cui mi son prefisso di usare in questo argomento, non mi permette di stendermi più oltre. Solo non voglionsi passare sotto silenzio due fabbriche in questo secolo intraprese, che degne sono di più distinta memoria. (a) Do vernasi qui aggiugnere molte magnifiche fabbriche in questo secolo innalzate in Napoli dal re Roberto e da’ suoi discendenti , e in Sicilia dagli Aragonesi. Al mio involontario silenzio su questo punto ha abbondevolmente supplito il eli. sig. D. Pietro Napoli Signorelli, il quale con molta diligenza le ha annoverate e descritte (Vicende della Coltura nelle Due Sicilie , t,3. p.t)6\ ec.); e trattiensi singolarmente in descriver le fabbriche disegnate e dirette da Tommaso degli Stafani il giovane , detto Masuccio secondo f che si vuol considerare, dic’egli, come il Buonarruoti del secolo xiv, il che egli pruova esaminando il celebre, ma non finito campanile della chiesa di Santa Chiara in Napoli (ivi p. 108, ec.).