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TERZO 949 per Avignone. Ma non offrendosi ella , annoiato e: ciò che per lui era peggio, privo omai di denaro, diede addietro, ripassò l’Appennino, e credendo di trovare il Petrarca in Pavia, colà si rivolse. Ivi allora non era il Petrarca, ma sol Francesco da Brossano, da cui fu accolto amorevolmente; e quando seppe che il Petrarca si accostava a Pavia, gli fu da lui condotto all’incontro. Il Petrarca lo accolse con più dolci maniere, che Giovanni non si pensava: ma già a me pare, dic’egli, di vedermelo venire innanzi di nuovo a prender congedo. Io già gli ho apparecchiato altro denaro pel viaggio; e perchè egli non si adiri incontrando qualche ostacolo alla partenza, troverà il denaro pronto, la porta aperta e me in silenzio. E il Petrarca previde il vero. Perciocchè sembra evidente che di lui intenda egli di favellare in una sua lettera a Ugo da S. Severino generale della reina Giovanna, in cui gli raccomanda un giovane stato in sua casa alcuni anni, che mosso dal desiderio di apprendere la lingua greca, e nulla atterrito dall’infausto successo di un altro viaggio poco prima intrapreso, avea risoluto di trasportarsi nella Calabria, ove il Petrarca aveagli detto che agevolmente avrebbe potuto istruirsene (ib. l. 11 ep. 9). Di lui ancora deesi intendere un’altra lettera del Petrarca a Francesco Bruni segretario apostolico in Roma ib. ep. 8), in cui gli raccomanda un giovane stato in sua casa oltre a tre anni, e impaziente di aggirarsi pel mondo. E F ab. de Sade congettura (Mcm. pour la vie de Petr. t 3, p. 708) che allo stesso Giovanni sia indirizzata un’altra lettera del Petrarca Tiraboschi, Poi. VI. 28