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a dirne gran lodi, e ad esaltare singolarmente la felice disposizione che sortito avea alla poesia ,per cui aggiugne che sperava un giorno di vederne riuscimento non ordinario. Ma un anno appresso, qual mutazione v.d’cgli in questo giovane di cui avea fatti pronostici sì felici! Due lettere del Petrarca scritte a Donato, stato gi,\ maestro di Giovanni, e che, pe’ sentimenti di tenerezza paterna di cui son piene, meriterebbero di esser qui riportate distesamente, se F eccessiva lunghezza loro non mel vietasse, ci narran tutta la serie delle vicende che agli accaddero (Senil l.5, ep 6, 7). Il Petrarca avea preso ad amarlo talmente, che tratta vaio non altamente che tìglio, o amico. Avealo fatto entrare nello stato clericale 9 raccomandandolo perciò alf arcivescovo di Ravenna, il quale niun’altra cosa avea più caldamente inculcata a Giovanni, che l’amare e il rispettare il Petrarca; e questi aveagli ancora data sicura speranza di un beneficio ecclesiastico. Or mentre ei compiaceasi nel venir formando alla virtù e alla scienza questo tenero allievo, Giovanni, per una cotal capricciosa incostanza, annoiatosi della vita che conduceva, e desideroso di viaggiare pel mondo, chiese congedo al Petrarca. I discorsi che questi gli tenne per distoglierlo da sì pazza risoluzione, e che da lui stesso si riferiscono, sono una nuova testimonianza del bel cuore e dell’amabile indole di questo incomparabil uomo. Ma nulla valse a rattenere il giovane impetuoso. Partì dunque da Padova, e fra continue piogge valicò l’Appennino e recossi a Pisa, ove aspettò per qualche tempo una nave su cui imbarcarsi