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TERZO 933 buona ragione, che il figliale affetto facesse qui esagerar non poco a Domenico le lodi paterne. Egli morì, come lo stesso suo figlio racconta, nella crudel pestilenza dell’an 1348. Delle epistole e delle orazioni da lui composte io non credo ch’esista più cosa alcuna. Alcune rime di un Bandino d’Arezzo, che è probabilmente il nostro, trovansi in un codice che era già di Francesco Redi, e di cui parla il conte Mazzucchelli (Scritt ital t. 1, par. 2, p. 1021). Noi abbiamo già avvertito (t.4,p.5&8) l’error del Quadrio che ha confuso Bandino d’Arezzo con Brandino da Padova; nè minore è quel del Ciacconio che a Bandino attribuisce le opere di Domenico di lui figliuolo (BibL p. 133). E io credo pure che diverso dal nostro sia quel maestro Bandino teologo, autor di un Compendio del Maestro delle Sentenze, di cui in altro luogo abbiam ragionato (t. 3). IV. L’università di Bologna, che avea a’ que’ tempi il vanto d’antichità e di fama sopra tutte le altre, nel numero ancora e nel valore de’ professori di gramatica e d’eloquenza non dovette rimaner addietro ad alcuna. Fra essi ottenne gran nome, al principio di questo secolo , Giovanni de’ Buonandrei bolognese, il quale, secondo il Ghirardacci, era ivi professor di rettorica fin dal 1312 (Stor. di Bol t. 1 , p. 56i), e mori l’anno 1821 (ib. t. 2. p. 17) (a). (a) Il conte Fantuzzi, presso cui si posson veder le notizie di questo professore (scritt, bologn. t. 2.p.375, ec.), dice solo ch’egli era professore nel 1317 # e die mori nel i3ai.