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TERZO * ()23 c tutti i Cittadini l’ubbidirono. Poi li Padri li fecero grande ornamento alla bara. E poi di molta cera alla Chiesa, e fu seppellito in Santa Maria, del Fiore, ovvero S. Liparata che si chiami, ed ancora portò dinnanzi un grande Gonfalone dclF armi del Popolo, cioè la croce; ed ancora ordinarono li Signori, che una bellissima sepoltura di marmo gli fosse fatta dal Comune nella detta Chiesa. XXIV. Benchè moltissime sieno le opere che Coluccio scrisse sì in prosa che in versi, poco {)erò è ciò che ne abbiamo alle stampe. Trattene le Lettere, di cui già abbiam parlato, alcune delle quali leggonsi ancora in altre raccolte che si annoverano dal Fabricio (Bibl. med. et inf. Latin. t. 1, p. 400), un libro de Nobilitate Legum ac Medicinae, pubblicato in Venezia l’anno 1542, un sonetto che leggesi presso il Crescimbeni (Comment par. 3, p. 183), e alcune poesie latine che si leggon fra quelle degli illustri Poeti italiani (t. 8, p. 293), oltre alcune altre date alla luce dal chiarissimo abate Zaccaria (Iter literar. p. 337), e alcuni frammenti che qua e là ne ha inseriti nella sua Vita d’Ambrogio camaldolese V ab. Mehus, io non so che altra cosa di Coluccio sia uscita al pubblico. Ben molte sono le opere che se ne conservano manoscritte, singolarmente nelle biblioteche di Firenze, delle quali, oltre ciò che ne ha il co. Mazzucchelli nelle sue Note al Villani, assai lungamente ragiona il suddetto ab. Mehus (l. cit). Egli a quest a-occasi one parla della contesa ch’egli ebbe con Giovanni da S. Miniato monaco camaldolese , il quale con soperchio i