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yio LIBRO impiego egli ebbe parte 5 perciocché essi appartengono più alla storia di Firenze e dell’Italia, che alla vita di Coluccio. Molte delle lettere che di lui si hanno alle stampe, sono in nome della sua Repubblica, altre in nome di lui medesimo , e da esse veggiamo ch’egli ancora per se stesso si adoperava con sommo impegno nel grande affar dello scisma che allora travagliava la Chiesa, a cui egli avrebbe voluto por fine, come fan pruova, fra le altre, due lunghissime lettere scritte in suo nome, una al pontefice Innocenzo VII (t 2 , p. 1), l’altra a Jodico marchese di Brandeburgo (t. 2, p. 110), la qual seconda lettera era stata già pubblicata dai PP. Martene e Durand (Thes. nov. Anecd. t 2, p. 1155). Le lettere di Coluccio sembravano allor sì eloquenti, che il pontefice Pio Il racconta (Commen. p. 454) che il duca Giangaleazzo Visconti, il quale era in guerra colla Repubblica di Firenze, soleva dire ch’ei riceveva danno maggiore da una lettera di Coluccio , che da una schiera di mille cavalieri fiorentini. Il qual detto di Giangaleazzo è stato poi, come spesso avviene, da alcuni più recenti scrittori notabilmente alterato col cambiare il numero di mille in quello di ventimila. XXII. In mezzo alle continue e gravi occupazioni che pel suo impiego sostener dovea Coluccio , ei trovava il tempo di coltivare i suoi studj, e di esercitarsi in erudite fatiche. Già abbiam veduto, parlando di Luigi Marsigli agostiniano , che Coluccio era un di quelli che ne frequentavano l’erudita conversazione, ove le scienze e le lettere erano l’ordinario soggetto