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V \ TERZO 915 valore in guerra , per le fazioni onde era sconvolta la Toscana , essendo stato esiliato, Taddeo de’ Pepoli che l’an 1337 erasi fatto signor di Bologna, a sè invitollo, come racconta Domenico d’Arezzo, e Piero seguendone f invito per undici anni il servì, finchè fu preso da morte. Col padre recossi il figlio a lìologna 5 ed ivi attese ne’ primi suoi anni agli studj; e perciò a questa città ei dà il nome di sua dolcissima nutrice (Epist. t. 1, p. 167). Ebbe a maestro nella gramatica e nella rettorica Pietro da Muglio professore a quel tempo famoso, di cui parleremo nel capo seguente, e nella cui morte scrisse una lettera a Bernardo di lui figliuolo (ib. t. 2 , p. 99), in cui dà a vedere quale stima e qual affetto egli avesse sempre serbato per questo suo primo maestro, benchè in un’altra sua lettera, citata dal co. Mazzucchelli (Note ad Vill p. 21 , nota 4)? sembri affermare che avea studiato da se medesimo quasi senza maestro, e che appena sperava di potersi spogliar degli errori di cui in que’ primi anni erasi imbevuto. Egli era naturalmente inclinato agli studi dell7 amena lettetatura. Nondimeno a lui pure convenne, come al Petrarca e al Boccaccio, per secondare i comandi del padre, applicarsi agli studi legali. Ma poichè questi fu morto, Coluccio, abbandonato il Codice, tutto si diè alla eloquenza e alla poesia. Fino a qual tempo si trattenesse Coluccio in Bologna, e quando e come si trasferisse a Firenze, non ci è ben noto, nulla di ciò avendoci detto gli antichi scrittori. Ciò che è certo, si è che l’an 1368 egli era collega di