Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/40

544 LIBRO Ilosciate citato dal medesimo Panciroli (a). Egli era professore in Bologna l’anno 1321 , come narrasi dal Ghirardacci (t 2, p. 11), e fu tra coloro che non ostante la sicurtà data di gii are nella Città di Bologna sua patria , ne disertarono per andarsene a Siena , di che altrove i si è detto. Con lui n’andarono due altri della stessa famiglia, cioè Guidotto e Guglielmo detto! Camazzorotto: di che sdegnato il senato ordinò f che eglino entro otto giorno facesser ritorno a f Bologna, altrimente sarebbono stati dipinti quai traditori sulle porte della città e sulle mura del palazzo vecchio, e confiscati sarebbono i loro beni, e spianate le case. Se queste minaccio ot tenessero il bramato effetto, nol sappiamo. Ma oj presto, o tardi Paolo rientrò in grazia de1 Bolc gnesi, perciocché egli era in Bologna ranno i 333j in cui troviamo eh1 ei die denaro in prestito alla sua patria (ib. p. 108). L’anno 1338 fu inviato da Taddeo de’ Pepoli al pontefice in Avignone affin di placarne lo sdegno per la signoria Bologna , che allo stesso Taddeo era stata con-l ferita (Script. rer. ital. vol. 18, p. 164). Quindijl tornato a Bologna l’anno 1339), insieme con Guigo da S. Germano nuncio del papa, per con ciliare cotai differenze, adoperossi insieme con Jacopo Bottrigaro a favor della patria; e il Gli: rardacci ha pubblicata un’allegazione (l. citM (a) Clic In famiglia rie’ Liazari fosse bolognese, con provasi sempre più chiaramente da’ documenti chi* nel sono stati prodotti nel Codice Diplomatico Nonantol mol Di Paolo, c singolarmente delle opere da lui composteJl piì 1 distìnte notizie si posson vedere presso il co. tuzzi (Scrilt. bologrt. t. 2, p. 511, ec.).