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TERZO 883 comun biasimo. Di che avvertito F. Giovannino, si protestò che solo per dimenticanza avea ommesso di biasimare ancora la poesia , e scrisse al Mussato una lettera in cui combatteva ciò ch’egli avea asserito, cioè che la poesia fosse un’arte divina. Così questa lettera, come due risposte, una in prosa , f altra in versi, che il Mussato le fece, sono stampate fra f opere di questo poeta. Nel titolo della lettera di F. Giovannino gli si danno i titoli rP uomo dottissimo nella teologia e nella filosofia naturale e morale. Ma egli volle ancora mostrare, che, benchè biasimasse la poesia, pur sapeva fare de’ versi, e perciò quattro ne premise alla mentovata sua lettera, per riguardo a’ quali i padri Quetif ed Echard lo han detto uomo colto nelle arti liberali e amico delle Muse (Script. Ord. Praed. t 1, p. 5i i); ad acquistare il qual titolo, se bastano quattro versi quai sono quelli di F. Giovannino, appena vi sarà al mondo chi non abbia diritto a tale amicizia. Somigliante apologia dovette fare Albertino scrivendo a Giovanni da Vi gonza , uomo, come dice il Vergerio (Script.Ber. itai vai. i6,/>. i(>8), celebre per dottrina non meno che per dignità sostenute, il quale con fama d’uomo incorrotto era stato lungamente occupato nei maneggi della Repubblica, e in ambasciate a quasi tutti i sovrani del mondo; e che essendosi poi ridotto ad assai povero stato in vecchiezza, fu da Ubertino da Carrara con somma liberalità mantenuto e onorato. Or questi avea mostrato, e non senza ragione , di aver in orrore due poco modesti componimenti da Albertino scritti in lode di