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TERZO 88I IV. Più incerto ancora e più oscuro è ciò che appartiene al secondo dei tre mentovati poeti, cioè a Bonatino, di cui niuno degli scrittori padovani ci ha lasciata memoria alcuna. Ma io credo eli’ ei sia quel desso di cui parla il Petrarca ne’ suoi versi latini, dicendo: Secula Pergameum viderunt nostra Poetam, Cui rigidos strinxit laurus Paduana capillos , Nomine reque bonum. Carm. l. 2 , ep. 11. Ei parla qui di un poeta di patria bergamasco, ma che viveva in Padova , ed ivi per la sua eccellenza nel poetare era stato coronato d’alloro, e di lui dice che di nome e di fatto era Buono. Non è egli evidente che questi è appunto il Bonatino contemporaneo del Lovato e del Mussato? Il Padre Calvi nomina (Scena letter. di Scritt. bergam. p. 92) un certo Buono da Castiglione terra del Bergamasco, e riferisce l’elogio che ne fa il Muzio , in cui accenna le lodi dategli dal Petrarca. E forse egli appellavasi Buono, e solo per vezzo diceasi Bonatino o Bonettino. Ma ella è cosa ben singolare che di un poeta giunto a sì gran fama nel verseggiare , che fosse riputato degno della corona d’alloro, non ci sia giunta nè veruna distinta notizia, nè un verso solo da cui raccogliere qual ne fosse il valore. Del terzo de’ tre accennati poeti, cioè di Albertino Mussato, abbiam già altrove favellato non brevemente, e abbiam veduto con qual solennità conferito gli fosse l’onore del poetico alloro. Oltre i tre libri di Storia, eli’ egli scrisse, come si è detto, in versi, più altre poesie latine egli compose,