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862 1 LIBRO , f Et io son capo di cotal brigata 9 Che vo belando come Pecorone, Facendo libri, e non ne so boccata; Poni am che ’l facci a tempo , e per cagione Che la mia fama ne fosse onorata , Come sarà da zotiche persone. Non ti maravigliar di ciò , Lettore , Che ’l Libro è fatto come è l’Autore. Io non so comprendere come abbianvi potuto essere alcuni, accennati nella prefazione al secondo tomo del Novelliere Italiano, che abbiano sospettato che questo ser Giovanni fosse Giovanni Villani, mentre questi morì nel 1348, e le Novelle furono scritte trent’anni appresso. Altri poi seguiron le tracce di questi più antichi scrittori, ma quanto più essi son lungi da’ loro tempi, altrettanto sembrano ancora scostarsi da quell’aurea semplicità e da quella non ricercata eleganza che forma il più bello, o a dir meglio, l’unico pregio di cotali componimenti. Ma facciam ritorno a’ poeti. LUI. Gli ultimi anni del secolo xiv ne contaron parecchi che invece di cantar solamente d’amore presero più sublime argomento delle lor poesie. Tali furono alcuni che in versi vollero scriver la storia de’ loro tempi, ma il fecero comunemente con poco felice successo: come Boezio di Rainaldo di Poppleto aquilano, detto comunemente Buccio Renallo , che scrisse in versi, che or diconsi martelliani, la Storia deifi Aquila sua patria, dal 1252 fino al 1362, e Antonio di Boezio, detto volgarmente di Buccio di S. Vittorino, che con due altri poemi, uno intitolato Delle Cose del!Aquila, l’altro Della venuta del re Carlo di Durazzo, continuò la