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832 libro il Boccaccio, come raccogliesi dalle lettere con cui fu accompagnato, citate dal Mehus (l. cii. p. 268). Esse sono segnate del mese d’aprile del 1353, la qual data se è esatta, convien correggere l’Ammirato che ne parla all’anno seguente. Frattanto ei non avea ancor veduto il Petrarca, che per tempo assai breve nelle occasioni da noi già accennate; e questo fu verisimilmente il motivo che lo determinò a portarsi l’an 1359 a Milano, ove allora era il Petrarca. Con lui si trattenne parecchi giorni, e il Petrarca scrivendone al suo amico Simonide , cioè a Francesco Nelli priore de’ SS. Apostoli in Firenze, si diffonde in ispiegare il piacere che avea provato conversando con lui, e il dolore sentito nel distaccarsene (Mém. polir la vie de Petr. t 3, p. 505). Il Boccaccio confessa che fra gli altri beneficii! di cui era tenuto al Petrarca, dovea annoverare le salutevoli ammonizioni con cui avealo esortato a distaccarsi dai temporali piaceri, e a rivolgere i suoi affetti alle cose celesti (ibt et Manni, l. ciL p. 62). E veramente la vita che sinallora avea condotta il Boccaccio, non era molto lodevole; e le sue opere, e il Decamerone singolarmente, ci mostrano un uomo troppo libero ne’ costumi, e derisore delle cose più sacrosante. L’amicizia sua col Petrarca, il quale anche fra le sue debolezze conservò sempre sentimenti sinceri di pietà e di religione, giovò non poco a condurlo a più sani pensieri; ma ei cambiò interamente costumi l’an 1362, all’occasione di un avvenimento che non otterrebbe fede da molti, se non avessimo la