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828 libro XL. Libero dunque Giovanni a rivolgersi ove credesse più opportuno > non si restrinse talmente agli studi della poesia, che non abbracciasse ancora le scienze più gravi. Egli afferma di aver avuto a suo maestro in astronomia (De Geneal. Deor. l 1, c. 6, l. 2, c. 7) Andalone il Nero, di cui abbiamo altrove veduto l’onorevole elogio ch’ei ci ha lasciato, e generalmente afferma di avere in sua gioventù coltivati gli studi alla Sacra Filosofia appartenenti (Corbaccio). Ch’egli avesse a maestri Benvenuto da Imola f Francesco da Barberino e Paolo dall’Abbaco, si è detto da alcuni, ma senza recarne pruova, come osserva il co. Mazzucchelli (l. cit p. 1323, nota 55); e quanto a Benvenuto da Imola, non solo ei non fu maestro al Boccaccio, ma anzi lo riconosce egli stesso e lo chiama suo maestro (Comm. in Dante t. 1 Antiq. ital. p. 1277). Ben si pose il Boccaccio sotto la direzione di Leonzio Pilato per apprendere la lingua greca , e già abbiamo altrove veduto quanto si adoperasse per promuoverne in ogni maniera lo studio. Molto egli ancora si valse dell’amicizia di Paolo da Perugia da lui conosciuto in Napoli, come in altro luogo si è detto. Quindi col conversare frequente co’ più dotti uomini della sua età , col raccogliere da ogni parte e copiare i migliori tra gli antichi scrittori latini e greci, e col leggere ed esaminare attentamente l’opere loro, divenne anche il Boccaccio non solo uno de’ più colti scrittori , ma uno ancora degli uomini più eruditi di questo secolo, come ci