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TEUZO 827 opinione è stata, con ragioni a mio parere fortissime, confutata dopo altri dal co. Mazzucchelli (l. ciL p. 1320, nota 37), il quale mostra e che il Boccaccio non potè avere a suo maestro Cino, e che la lettera mentovata è una impostura del Doni. Alle ragioni da lui addotte si può aggiugnere ancora, che noi troviamo bensì che Cino fu professore di leggi civili, ma che il fosse ancora di Canoni non ve 111 ha indicio. Anzi il disprezzo con cui egli ragiona di questa scienza , ci persuade ch’ei fu ben lungi dal professarla. Veggasi ciò che abbiam detto parlando di questo celebre giureconsulto, e della lettera che pretendesi da lui scritta al Petrarca, e le cose da noi ivi dette gioveranno a provare sempre più chiaramente che Giovanni non potè averlo a maestro. Ma chiunque fosse il celebre professore, la cui scuola dovette frequentare Giovanni, questi nol fece che di mal animo, e i suoi pensieri eran sempre rivolti ai poetici studj; somigliante in ciò al Petrarca ch’ebbe pure a contrastare col padre, il quale voleva a forza renderlo un insigne giureconsulto. Sembra che Boccaccio si conducesse per ultimo a lasciar libero il figlio a quegli studi che più gli piacessero; e mi par difficile a credersi che ciò non seguisse che dopo la morte del padre; perciocchè questi, come con sicuri monumenti ha provato il Manni (l. ciL p. 21), non morì che nel 1348, e Giovanni aveva allora trentacinque anni di età, in cui non sembra probabile che il padre volesse costringerlo ad abbracciare uno studio piuttosto che un altro.