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8 I 8 LIBRO Che direni noi finalmente della iufinita turba de’ comentalori del Petrarca? Grande sventura de* più antichi poeti! Vedere i lor versi sì barbaramente straziati e contraffatti da noiosi c freddi pedanti, altri de’ quali, essendo tutt’altro che poeti, voglion giudicare delle bellezze poetiche 11011 altamente, che Apolline e le Muse; altri trovano ne1 versi de’ loro autori sentimenti e pensieri eh1 essi non ebbero mai; altri imbrattali le carte di quistioni sì frivole e pedantesche, che egli che nella massima parte delle sue poesie tanto è superiore a tutti insieme i Provenzali, che questi non possono certo osare di venirgli al confronto ì L7 ab. de Sade ci minacciava che nell’opera di M. la Curne de Sainte-Palaye noi avremmo veduti indicati i gran furti che il Petrarca fatti avea ai Provenzali, e noi stavamo con timore aspettando questo severo e inesorabil giudizio. Quell’opera, ossia il compendio di essa fatto da M. Millot, ha poi veduta la luce. Ma io vi ho cercato invano il minacciato esame; anzi veggo che nella prefazione si dice (t. 1, p. lix.iv) che il Petrarca, ecclissò talmente i Provenzali, che il lor nome, la lor lingua, le lor poesie si dileguarono quasi del tutto agli occhi dclP Europa, Sembra poi al sig. abate Andre* che io sia stato alquanto duro co’ Provenzali, quando ho detto che se il Petrarca gli ha imitati, ciò non è stato che a suo e a nostro danno. Ma mi compiaccio ch’egli stesso abbia poi cambiato parere; perciocchè, nel tomo secondo della sua dottissima opera sopraccitata , ei così definisce le poesie provenzali (p. 50): Pochi pensieri volti e rivolti in mille foggie diverse, e nessuna molto felice, espressioni basse e volgari, nojosa monotonia e insoff ribile prolissità, versi duri e difficili, rime strane e stentate, sono le doti che generalmente accompagnano le provenzali poesie. Dopo il qual giudizio io mi lusingo eli’ ei non troverà troppo severo quello che io ne ho portato, dicendo che se il Petrarca gli ha imitati3 ciò non è stato che a suo c a uostro danno. A