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TERZO 80 (ib. I. 9, ep. 1) allo stesso pontefice, in cui con esso rallegrasi che finalmente abbia fatta risorger Roma e T Italia tutta all’antica grandezza, e lo esorta a non lasciarsi giammai condurre a privarla nuovamente di sua presenza. Questa gioja fu temperata al Petrarca dalla morte del picciol Francesco da Brossano suo nipote e fanciullo di due anni, nato da Francesca sua figlia e da Francesco da Brossano, a cui il Petrarca aveala congiunta in matrimonio. Ella accadde in Pavia nel 1368, mentre il Petrarca trovavasi in Milano alle solenni feste che si celebravano per le nozze di Violanta Visconti, figlia di Galeazzo, con Leonello secondogenito del re d’Inghilterra. XXXIV. Urbano V frattanto desiderava al sommo di conoscere di presenza un uomo di cui avea sì alta stima. Più volte l’avea invitato, e il Petrarca non era punto meno impaziente di andare a far omaggio a un pontefice che avea fissata di nuovo in Roma la cattedra di S. Pietro. Ma l’età avanzata e le malattie a cui cominciava ad esser soggetto, non gli permisero di eseguire il suo desiderio sì tosto, come avrebbe voluto. Finalmente l’an 1370 determinossi a questo viaggio, e fatto prima il suo testamento, che abbiamo alle stampe (t. 2 Op. p. 1373), partì da Padova; ma giunto a Ferrara, e sorpreso da grave infermità, in cui conobbe a prova quale stima e qual amore avesser per lui i marchesi d’Este, fu costretto a tornarsene a Padova (*). Allora fu eh’ei s (*) Nel secondo volume di Anecdoti , stampato in