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■jy8 libuo il lotto por molto tempo. Finalmente, ricuperate le forze , ei si valse di quella occasione non solo per esaminare di nuovo le antichità di Roma , ma ad accendersi sempre più ne’ sentimenti d’una sincera pietà. In una lettera ch’egli scrisse diciassett’anni appresso al Boccaccio, già da molti anni, gli dice (SeniL l 8, ep. 1), ma più perfettamente dopo il giubbileo io rimasi sì libero da quella pestilenza (della disonestà), che ora io f odio infinitamente più che non l amassi una volta; talchè al tornarmene il pensiero alla mente io ne pruovo vergogna e orrore. Gesù Cristo mio liberatore sa, s io dico il vero: egli che, spesse volte da me pregato con lagrime, mi ha porta pietosamente la destra, e a sè mi ha sollevato. Tornato da Roma a Padova sul finir dell’anno vi trovò morto il suo protettore Jacopo da Carrara ucciso da Guglielmo suo parente. Ma egli ebbe in Francesco , che succedette a Jacopo, un mecenate ancor più magnanimo. La vicinanza di Padova a Venezia il condusse talvolta a questa città, ove egli strinse amicizia col celebre doge Andrea Dandolo, e se ne valse a cercare con ogni sforzo, ma con poco felice successo, di riunire in pace quella repubblica con quella di Genova. Frattanto i Fiorentini riconoscendo di qual disordine lor riuscisse, che fosse esule dalla lor patria chi era avidamente cercato da tutte le città d’Italia, risolverono non solo di rendergli i beni paterni già confiscati, ma d’invitarlo ancora alla nascente loro università , c gl’inviaron perciò a Padova il Boccaccio che gli recò a nome di quel Comune l’onorevolissima