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TERZO 797 poscia, al principio del 1350, a Mantova, e vi fu onorevolmente accolto dai Gonzaga che aveano la signoria di quella città , e di là passò a Verona e a Padova, ove Jacopo da Carrara per trattenerlo presso di sè fecegli avere un canonicato. Mentre egli era in questa città, riflettendo allo stato infelicissimo dell Italia che priva della presenza del pontefice e dell1 iinperadore era continuamente sconvolta da gravissime turbolenze, mosso dall1 amore e dal zelo che per essa avea in cuore, scrisse, a’ 24 di febbrajo di quest’anno 1350, una eloquentissima lettera (Op. t. 1 , p. 590) alPimperador Carlo IV, esortandolo a venire in Italia , e sollevarla da’ mali da cui giaceva oppressa -, alla qual lettera rispose tosto l’impera dorè; ma il Petrarca non ne ebbe la lettera che tre anni appresso, e replicogli con altra lettera stampata nell’edizion di Ginevra del 1601, ma di cui ha dato un lungo estratto l’abate. de Sade (t 3, p. 340). Tornato poscia a Parma, determinossi sul finir della state, all’occasione dell’anno santo che allor correva , di fare il viaggio di Roma , e allora fu che andandovi ei vide per la prima volta Firenze sua patria, e vi conobbe personalmente più amici che il suo sapere aveagli conciliati. Una caduta da cavallo, ch’ei fece presso Bolsena, e per cui a stento si potè condurre fino a Roma, costrinselo ivi a guardare lapida sepolcrale pubblicata dal P. Maggi, e < be tuttora leggesi in Carpi: Millrquf trcccntis octo auadrnginta Selfrnbrù Bis luce sexta Manfrcuum duxit ad alla.