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TERZO 733 circostanza niun altro ci ha lasciata memoria. Verona però non fu sede stabile del nostro poeta. Il Boccaccio lo conduce in giro in Casentino, in Lunigiana, ne’ monti presso Urbino, a Bologna, a Padova e a Parigi. Altri luoghi da lui abitati si annoveran da altri, e sembra che non potendosi disputare della patria di Dante, come si fa di quella di Omero, molte città d’Italia invece contendan tra loro per la gloria di aver data in certo modo la nascita alla Divina Commedia da lui composta. Firenze vuole che ei già ne avesse composti i primi sette canti, quando fu esiliato, e ne reca in pruova l’autorità del Boccaccio e di Benvenuto, e alcuni passi del medesimo Dante (46). Il marchese Mafiei vuole che alla sua Verona concedasi il vanto, che ivi principalmente Dante si occupasse scrivendola. Un’iscrizione nella torre de’ conti Falcucci di Gubbio ci assicura che in quella città, ove, come sembra indicarci un sonetto da lui scritto a Bosone, abitò qualche tempo presso questo illustre cittadino , ei ne compose gran parte5 e un’altra iscrizione, posta nel monastero di S. Croce di Fonte Avellana (a) Il eh. signor abate Deuina crede probabile (Vicende della Letterat. Berlino, 1784, /. 1 , p• »6i) che Dante prendesse 1‘ idea del suo poema dallo spettacolo rappresentato in F irenze il primo di maggio del i3o4, che finì poi in luttuosa tragedia, e che descrivesi da Giovanni V illani. Ma oltrecchè Dante non avea bisogno di quello spettacolo, per trarne l’idea del suo lavoro , ei certo non vi potè esser presente, perchè fin dal i3oa era stato esiliato, nè più rimise il piede in Firenze. Ed c inoltre probabile eh ei già avesse allora dato principio al suo poema.