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Ogb libro ne fosse 11 traduttore. Il dirsi poi dal Petrarca che solo una parte dell’Odissea avea ei ricevuto, ha fatto credere allo stesso ab. de Sade (ib. p. 673) che Leonzio Pilato non l’avesse finita. Ma l’esemplare compito , che se ne conserva nella biblioteca della Badia fiorentina , scritto per mano di Niccolò Niccoli (Mehus, Vita Ambr. camald, p. 3^3)? ci mostra che Leonzio condusse a fine il suo lavoro, e che se il Petrarca non l’ebbe intero, ciò fu probabilmente perchè il Boccaccio non potè finir di copiarlo (*). X. Così a due Calabresi Barlaamo e Leonzio, e a due Fiorentini, cioè al Boccaccio ben istruito in questa lingua, e al Petrarca che non ne ebbe che qualche tintura, ma pur fomentonne molto lo studio, dovette l’Italia il fervore con cui si presero a ricercare e a studiale gli autori greci. U11 altro Greco ebbe per (*) Della versione di Omero, che stava allora facendo Leonzio, parla il Petrarca anche nella decima delle sue lettere inedite nel codice Morelliano , che è scritta al Boccaccio verso il 1361 , e in essa di nuovo si duole di non aver potuto apprender sì bene, come avrebbe bramato, la lingua greca: ni si meis principiis invidisset fortuna, et praeceptoris eximii haudquaquam opportuna rtiors, ho di e forte plus aliquid quam elementarius Grajus essem. Parla in essa ancora di un codice greco delle Opere di Platone , ch’ei seco avea, e che il Boccaccio bramava, per farlo pure recare in latino: Quod Platonicum volumen, quod exillo transalpini ruris incendio ereptum domi habeo , simul poscitis, vestrum mihi commendat ardorem , et id ipsum praesto erit tempore; nec omnino aliquid tantis caeptis per me deerit.