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TERZO 6g5 IX. E il principal vantaggio che essi n’ebbero. fu l’avere una traduzione di Omero dal greco in latino. Aveasene, è vero, una più antica versione attribuita a Pindaro tebano , come pruova l’ab. Mehus citando gli autori che han recati passi latini d’Omero, prima che Leonzio facesse la sua. Ma ella non soddisfaceva al desiderio degli ammiratori di quel divino poeta. Leonzio perciò ad esortazion del Boccaccio si accinse a questa impresa. Nella lettera poc’anzi citata, in cui il Petrarca avvisa il Boccaccio della partenza di Leonzio per la Grecia, io ti prego, gli dice, a volermi mandare quella parte dell Odissea dOmero, in cui Ulisse scende all’Inferno, che costui a tua esortazione ha recata in Latino Poscia procura di grazia , che a mie spese per opera tua questa mia Biblioteca, che già da lungo tempo ha un Omero greco , ne abbia ancora un intero latino. Il Boccaccio soddisfece alle istanze del suo amico Petrarca, mandandogli l’Omero latino di sua mano copiato, come raccogliesi dalle lettere che questi in ringraziamento gli scrisse (Senil. l 5, ep. 1; l. 6, ep. 1,2), da cui però intendiamo che ei n’ebbe bensì intera f Iliade , ina parte solo dell’Odissea. Fu dunque questa versione opera di Leonzio, fatta a esortazion del Boccaccio; nè il Petrarca altra parte vi ebbe che di farne a sue spese trarre una copia. Quindi debbonsi emendare quegli scrittori, accennati dall’ab. de Sade (t. 3, p. 633), che dicono essersi fatta cotal traduzione a spese dello stesso Petrarca, e quegli che con più grave errore pensano che il Petrarca medesimo