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G78 LIHHO monaci greci che di questi tempi era presso Otranto, ove essi istruivano i giovani nella lor lingua e in tutte le scienze. Ma di ciò non panni di’ ci rechi pruova bastevole ad accertarcene (a), io non so parimente se possa addursi come certo argomento a provare che in Pavia si coltivasse assai questa lingua, ciò che nell1 opuscolo delle lodi di questa città, scritto al principio di questo secolo e pubblicato dal Muratori, si dice (Script rer. ital. t. 11,p. 14 cioè che nella chiesa di S. Michele Maggiore durava ancora il costume, che nella festa di S. Ennodio, diviso il clero in due cori, uno ufficiasse in latino, l’altro in greco5 perciocchè forse que’ che ufficiavano in greco non sapeano punto più di tal lingua di quello che or sappiasi comunemente da’ preti, i quali pur nelle Messe dicono non poche parole greche. III. Più certe pruove ne abbiamo riguardo ad alcuni dei quali parla il più volte lodato monsignor Gradenigo. E primieramente un figliuolo • (a) Pi il autorevole è la testimonianza di Antonio Galateo (che visse presso a que’ tempi, e che veduto avea il monastero, distrutto poi dai Turchi, che presero Otranto) a stabilire ciò che dal Giannone si afferma. Ecco le parole del Galateo (rie Situ Japig. p. Basii.).* Me Monachorum Magni Dasilii turba convivebat: hi omni veneratione rligni omnes Uteris Gracchi et plerique latinis inslructi optimum sui praebebant speetaeulum. Quicumque graecis literis operam dare cupi ebani, iis maxima pars victus, pracceptor, domicilium sine aliqua mercede donabatur. Sic res graccay quae quo ti die retro labi tur, substcntabatur. Queste ultime pai ole del Galateo fan vedere ancora che a7 tempi suoi le lettere greche erano in vigore nella provincia, sebbene non fiorivano come pria.