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646.Liisito tanto, e parve loro di esser clementi, comandandogli di tornarsene a Chiozza. Ma una tal narrazione, che per altro è degnissima d’esser letta , è troppo lunga per poterla qui inserire. Solo non vuol essere tralasciata una bella risposta ch’ei mandò a Marsiglio. Questi gli fece dire per un suo servo, che ben sapeva che nella Storia, che Albertino scrivea de’ suoi tempi, avea a lui dato il nome di traditore. A cui Albertino mandò rispondendo , che fosse pur certo Marsiglio di’ ei nulla avea scritto che non fosse vero; che le cose erano state tramandate da lui a’ posteri, quali erano accadute; e che ad essi apparteneva il giudicare quai meritasse!* lode , quai biasimo; essendo egli non giudice, ma testimonio. Tornossene dunque Albertino a Chiozza, ed ivi in età di presso a 70 anni morì l’anno 1330 (Cortus. l. 4, c. 5), l’ultimo giorno di maggio. Il corpo però ne fu trasportato a Padova, ove fu sepolto, come narra Guglielmo da Pastrengo (De Orig. rer. p. 13); e dopo lui Michele Savonarola (Comment. de Laud. Patav. vol 24 Script. rer. ital. p. 1157, a S. Giustina (*). Ma io non so come il secondo di questi scrittori abbia potuto affermare ch’ei non ebbe l’onor della laurea: etsi laurea ornatus non fuerit; mentre ne abbiamo sì chiara testimonianza nell’opere dello stesso Albertino. (*) Par che debba differirsi di qualche mese la morte del Mussato, perciocché, come mi ha avvertito il soprannomato chiarissimo patrizio veneto, ei trovasi nominato come ancor vivo in uno stromeoto de* i3 agosto del i33o.