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SECONDO. Cì2iJ salito presso de’ suoi concittadini, fu cagione che essendosi per le sue indisposizioni renduto inabile alla carica di gran cancelliere Niccolò Pistorini che la occupava, Benintendi fu destinato l’an 1349) a farne le veci; e poscia, morto l’an 1352 il Pistorini, ei fu eletto ad essergli successore. Mentr’ei sostenea quest’onorevole impiego, quattro altre ambasciate intraprese per ordine della Repubblica, una a Galeazzo Visconti signor di Milano nel 1355, e tre a Lodovico re d’Ungheria negli anni 1356, 1357 e 1360, nelle quali occasioni, avendo egli meritata l’approvazione della Repubblica, ne ebbe onori e privilegi non piccoli, e quello singolarmente che gli fece il senato, che a due figliuole di Benintendi si donassero 100 scudi d’oro, allorquando dovessero andare a marito. Ma nel meglio di sua fortuna ei morì in età di poco oltre a quarantotto anni, a’ 15 di luglio del 1365. Or, mentre egli così si occupava nel servir la Repubblica, il Petrarca, venuto a Venezia l’anno 1351, il conobbe e gli si strinse in sincera amicizia; di che son testimonio le lettere che tra essi poi corsero, e che si veggon fra quelle del Petrarca (Variar, Ep. 12, 13, 14, 15), dalle quali raccogliesi qual vicendevole stima nutrissero l’uno dell’altro, e la premura che Benintendi avea di possedere l’opere, e singolarmente le lettere del suo amico. Questa amicizia medesima fu cagione che si conservassero fra quelle del Petrarca tre altre lettere di Benintendi, una a’ cancellieri suoi colleghi, in cui introduce il Dandolo già defunto a compiagnere la sventure onde la Repubblica era allor Tiraboschi, Voi. VL 8