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62& LIBRO appunto fece il Dandolo, che primo fu a saper giungere a tanto: se non che il troppo sviluppo delle cose in una stagione priva di ajuti, (qual era la sua, le immense occupazioni, e la vita corta il fecero andare soverchiamente ristretto.... Più luoghi di esso danno a divedere abbondanza clì egli aveva di somiglianti Scritture, e quel che è più , quest abbondanza ce la dinotò anche nei fatti antichi Ovunque poi gli si presenta alcuna dubbiezza o difficoltà sopra un qualche punto di Storia, ci fa egli sapere incontanente iF averne ponderate le differenti opinioni entro ogni sorta dAnnali.... Due pregi segnatamente ad essi concede il comune gii idi ciò de dotti; C uno d essersi tenuto libero da passione, il che fu raro sempre mai; e l’altro di aver convalidata buona parte delia opera sua con autentici documenti, di che appena erasene per l’addietro veduto esempio. Che s’egli comincia ad usargli cent’anni dopo la fondazione della Città, rarissimi dandone fuori di là dal secolo decimo, rendelo in parte scusalo F incendio che sotto il Doge Pietro Candiano quarto aveva divorata quantità di Scritture. Fin qui egli, e siegue poscia parlando delle diverse opere di Andrea, cioè della Cronaca grande, che è quella venuta in luce, e del compendio della medesima, che è sol manoscritto; mostra che in ambedue egli giunse fino all’anno 1342, e che un’altra opera intitolata Gran Mare delle Storie, che da alcuni gli si attribuisce, non è altra veramente che la Cronaca grande; se non che ove questa in tutti i codici comincia dal libro IV, a quello eran premessi