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secondo 6i3 mai nominarlo, come io stesso ho voluto riconoscere col confronto, e come avea già avvertito anche il ch Muratori, il quale inoltre osserva che perciò si trovano presso lui alcune contraddizioni, diversi essendo i racconti ch’ei trae da altri, da que’ che fa egli stesso. Ma, ciò non ostante, la Storia del Villani si è sempre avuta, e si avrà sempre in gran pregio, per la purezza e per l’eleganza dello stile non meno che per la sostanza delle cose in essa narrate. Essa però non fu pubblicata che l’an 1537 Giunti in Firenze, dietro alla quale ne seguiron poscia alcune altre edizioni. L’ultima e la più recente è quella fatta in Milano nel tomo XIII della gran Raccolta degli Scrittori delle cose italiane. Nè è qui luogo di ravvivar la memoria di una contesa per essa eccitata (V. Mazzucch. l. cit nota 4)? in cui, come dice il ch. Apostolo Zeno (Note al Fontan. t 2, p. 235), si mettono ragioni in campo, ma più strapazzi. XV. Poichè fu morto Giovanni, Matteo Villani di lui fratello prese a continuarne la Storia, e la condusse fino al 1363 in cui egli scriveva l’xi libro di essa, quando egli ancora fu assalito dalla peste che travagliò in quell’anno molte parti dell1 Italia, e ne morì a’ 12 di luglio. Niuna notizia ci è rimasta della sua vita, e solo il Manni ci ha additate due mogli ch’egli ebbe, Lifa de’ Buondelmonti e Monna de’ Pazzi (Sigilli ant t 4, p. 75). Ei non ha ottenuto nome e riputazione uguale a quella di Giovanni, singolarmente pel suo stile troppo diffuso; e nondimeno la sua Storia ancora è a Tikaboschi, Tot. VI. 7