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XVI. E dal siilimito Niccolo Acciainoli. 60 LIBRO stesso Petrarca, per avere il piacere (di trattenersi con lui e co’ suoi libri; e finalmente essendo sul partir da Milano, e non essendo pago del primo ritratto che avea del caro suo amico , anche perchè 1 età cambiate aveane le fattezze, mandò un altro pittore, un de’ migliori che allor vivessero, e il fe’ di nuovo ritrarre in tela. Tutto ciò e assai più lungamente il Petrarca nella lettera sopraccennata. Nè qui ristette l’amore e le sollecitudine di Pandolfo pel suo Petrarca; perciocchè l’anno 1371 facendo stragi in più parti la peste, egli mandò invitandolo a ricoverarsi presso di sè in luogo sicuro; e l’anno seguente, essendosi accesa guerra tra i Veneziani e i Carraresi signori di Padova, e trovandosi perciò agitato e in qualche pericolo il Petrarca, Pandolfo gli mandò e cavalli e uomini che lo scortassero a Pesaro; di che il Petrarca, rendendogli le dovute grazie, scusossi insieme sulla sua cagionevol salute dall1 accettare sì cortesi proferte (Senil. l. 13, ep. 10). XVI. L’altro fu Niccolò Acciajuoli fiorentino di patria, gran siniscalco del regno di Napoli, onorato delle più riguardevoli cariche, e uno de’ più famosi uomini di questa età, di cui altre volte ci avverrà di dover ragionare. L’anno 1360 egli era andato a Milano, ove allora era il Petrarca, per trattar della pace tra ’l papa e Barnabò Visconti. Or udiamo dal Petrarca medesimo, quai contrassegni di onore quest1 uom sì celebre gli rendesse. Il vostro mecenate. , scrive egli a Zanobi da Strada in una lettera pubblicata prima d’ogni altro in francese dall’ab. de Sade (Mém. de Petr. t. 3,p. 533), «