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VIII prefazione

è ben vero che dopo questo sì amaro insulto l’ab. de Sade parla di se medesimo con tal modestia, che la maggior mai non si vide nel più cauto scrittore. No certo, o signori, dice egli, ciò non è certamente possibile. Le mie congetture debbon necessariamente esser false. Vi chieggo in grazia che vogliate attentamente e senza prevenzione esaminar le prove su le quali esse sono appoggiate. Scopritemi i miei errori, ch’io ben lungi dal tenermene offeso, riceverò le vostre critiche qual contrassegno di bontà e di stima. Ardisco di promettervi che in me troverete molta docilità, un’estrema diffidenza delle mie idee, quando singolarmente esse non s’accordano con le vostre, e una gran disposizione a riconoscer la verità, quando io vedrolla risplendere chiaramente, da qualunque parte io ne vegga venire il lume. Ma giova il credere che egli qui abbia parlato sinceramente, e che perciò, s’egli ancor vive, debba veder con piacere ch’io prenda a soddisfare in parte a’ suoi desiderii e alle sue richieste1. Nella prefazione premessa al secondo tomo

  1. L’ab. de Sade viveva ancora quando si pubblicò questo tomo della mia Storia, ee’ebbe tempo non sol di leggerlo, ma anche di scrivere una lunga risposta alle obbiezioni ch’io avea fatte alle sue Memorie del Petrarca. Aveane anzi egli già cominciata la stampa, quando fu sorpreso dalla morte; e allora se ne interruppe l’edizione. Io ne fui avvertito, e mi si risveglio tosto nell’animo un vivo desiderio di aver nelle mani questa apologia. Ma forse non l’avrei ottenuta, se il sig. cardinal Luigi Valenti Gonzaga non mi avesse data una luminosa pruova della sua munificenza verso le lettere. Volle egli stesso comprare a ben caro prezzo il ms. originale dell’ab. de Sade; e avutolo nelle mani mi permise l’usarne a tutto mio agio. Io ho dunque letta attentamente quest’apologia divisa in tre grossi quaderni, e in due lunghissime lettere, ch’egli a me medesimo avea dirette. Nella prima di esse, dopo aver onorata di troppe più lodi, ch’essa non meritasse, la mia Storia, si trattien lungamente in cose generali che niuna immediata relazione han col Petrarca, nè co’ particolari errori che nelle sue Memorie ho rilevati. Quindi passa aa’annoverar sette errori, ne’ quali soli confessa egli che la mia critica è giusta. Negli altri ei si vanta di aver tali ragioni a difendersi, ch’io debba darmegli vinto; e questi son l’argomento della seconda assai più prolissa lettera. In essa però ei confessa di esser caduto in alcuni altri errori, oltre quelli che nella prima lettera avea riconosciuti. Degli altri ei proccura