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XII. E più ancora Galeazzo c Giau^aIcazzo. 5o LIHKO amorevoli istanze. Fra le altre scuse che il Petrarca addusse dapprima, fu quella dell’esser egli uomo di Chiesa. Ma anch’io il sono, replicò l’arcivescovo, e sono ancora divoto, quanto la mia condizion mel permette, talchè un uomo ben costumato non può ricusare di viver meco senza destar sospetto d’ipocrisia e d’orgoglio. Così al Petrarca fu forza d’arrendersi, e solo potè ottenere di avere alloggio lontan dalla corte) e gli fu perciò assegnata la stanza presso la basilica di S. Ambrogio. Tutto ciò abbiamo da alcune lettere inedite dello stesso Petrarca, delle quali ci ha dato l’estratto l’ab. de Sade (Mém, de Petr. t. 3 , p. 304, ec.). Giovanni di lui si valse per conchiuder la pace co’ Veneziani, e inviollo perciò al celebre Andrea Dandolo che allora era doge , ma l’eloquenza del Petrarca non fu questa occasione bastante a ottenere ciò di’ ei bramava (Var. ep. 3). XII. Poichè fu morto Giovanni l’anno 1354, il Petrarca fu scelto ad arringare il popolo milanese nel giorno in cui i tre nipoti del defunto arcivescovo, Matteo, Bernabò e Galeazzo, preser possesso de’ loro Stati, nella qual occasione ei narra (Senil. l. 3, ep. 1) il leggiadro avvenimento di un astrologo che lo costrinse a interromper nel mezzo il suo ragionamento, perchè credette giunta l’ora opportuna di conferire le insegne del dominio a’ tre fratelli, di che altrove diremo. Fra questi noi dobbiam solo parlare di Galeazzo, il quale non fu meno sollecito di Giovanni nel ritenere presso di sè il Petrarca e nell’onorarlo. Avea già egli mostrato il tenero suo affetto per questo grand’uomo ,