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PRIMO VII. Alboino della Scala adunque, come a me 5embra probabile, fu il primo tra’ Signori italiani che, coll’accogliere favorevolmente Dante, mostrasse in qual pregio avea gli studi. Ma contrassegni assai maggiori di stima ei ricevette da Can Grande. Fu questi, come il Boccaccio afferma (giorn. 1, nov. 7), uno de’ più nobili e magnifici Sigjiori cF Italia; e degna d’esser letta è la descrizione che dello splendore e della magnificenza di Cane nell1 ammettere e nel trattenere alla sua corte ogni ordine di persone ci ha lasciata nelle sue Storie manoscritte di Reggio il Panciroli, allegando un rifugiossi, come poteva dirsi che la casa della Scala dovesse esser la prima a riceverlo? Monsig. Dionisi vuole che qui s’intenda primato di dignità, non di tempo; ma forse parrà ad alcuni che questa spiegazione sia più ingegnosa che vera. In secondo luogo è troppo evidente che qui si parla di due: del gran Lombardo Che in su la Scala porta il santo uccello, ec. Ecco Alboino a cui, pochi mesi prima ch’ei morisse, nel 1311 permise Arrigo di aggiugner l’aquila alla sua divisa che era la Scala; del che potè far menzione Dante scrivendo più anni dopo il suo poema, benchè, quando ei ritirossi a Verona, non avessero ancor gli Scaligeri questa divisa. Siegue poscia Dante: Con lui vedrai colui che impresso fue; ed ecco Cangrande fratello di Alboino , che dovea avere nove anni, quando si suppone avuta la visione di Dante, cioè nel 1300, e di cui , essendo ei solo vivo , quando Dante scriveva, parla con più luminoso elogio. Monsig. Dionisi crede che debba leggersi non Con lui, ec.; ma Colui vedrai Colui; sicchè questa altro non sia che una ripetizione la quale si riferisca a Cangrande, secondo lui, nominato di sopra. E so che alcuni codici ha già egli trovati che confermano questa lezione. E se avverrà ch’essa si debba creder la vera , allora nuovo fondamento aggiugnerassi all’opinion ’ di questo dotto scrittore. VII. Munificenti di C.m Grande v«r*0 de* lctlerati.