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36 LIBRO Aon s< ne sono ancor le genti accorte Per la novella età; che pur nov9 anni Son queste ruote intorno di lui torte. Ma pria ch ’l Guasco l’alto Arrigo inganni, Parran faville de la sue virtute In non curar d? argento ne <V affanni. Le sue. magnificentie conosciute Saranno ancora sì , eh* i suoi nimici Non ne potran tener le lingue mute. A lui t’aspetta et a’ suoi benefici: Per lui fia tramutata molta gente , Cambiando condition ricchi et rnendici y Et porterai ne scritto nella mente Di lui, e nel dirai: et disse cose Incredibili a quei che fian presente. Parad. c. 17, v. 70, ec. Che Dante ragioni a questo luogo degli Scaligeri , è abbastanza evidente dallo stemma lor gentilizio ch’egli descrive, cioè la Scala, e sopra essa il santo uccello, ossia l’aquila. Ma non è ugualmente certo qual sia tra gli Scaligeri quegli di cui egli ragiona. Abbiam già osservato che ad Alberto della Scala, morto l’anno 1301 , succedette Bartolommeo di lui figliuolo; che a questi tre anni appresso sottentrò il fratello Alboino. il quale poscia divise il governo coll’altro suo fratello Can Grande giovinetto di età, e che essendo Alboino morto nel x 311, Cane rimase solo signor di Verona. Or tra questi chi fu egli il benefico ricettatore di Dante? Il Boccaccio e Giannozzo Manetti nelle lor Vite di questo poeta affermano che fu Alberto. Ma par certo eli1 essi abbiano errato, poichè Alberto morì l’anno 1301, e Dante non fu esiliato che nel gennaio del 1302. Benvenuto da Imola dice ch’ei fu Bartolommeo (Comm. in Dante, Antiq.