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34 LIBRO egli merita di andarsene a miglior regno (Epist famil. l. 1, ep. 1). Potrebbesi dubitare se il re Roberto anche a Dante Alighieri avesse dati de’ contrassegni di onore e di stima. Giammario Filelfo in una Vita inedita di questo poeta (V. Mem, per la Vita di Dante, p. 67), parlando delle diverse ambasciate ch’egli sostenne, due ne accenna al re di Napoli: ad Regem Parthenopaeum cum muneribus contrahendae ami* citiae gratia, quam contraxit indelebilem... ad Regem Parthenopaeum rursus pro liberatione Vanni Bar ducei, quem erat ultimo affecturus supplicio liberavit autem Dantis oratio egregia illa, quae sic incipit, ec. Le quali ambasciate, benchè da niuno altro scrittor si rammentino, fuorchè dal Filelfo, che visse quasi due secoli dopo Dante, nondimeno il distinto ragguaglio ch’egli ne dà, e l’orazione che allor tuttora esisteva da Dante fatta per la seconda, sembra che ce ne facciano certa fede. Or chi fu egli il re di Napoli, a cui Dante fu due volte inviato dalla sua patria? A mio parere ei non potè esser Roberto; poichè questo non salì al trono che l’anno 1309, e Dante cacciato dalla patria in esilio fin dall’anno 1300, non più vi fece ritorno. Ei fu dunque probabilmente Carlo II, e forse la prima ambasciata di Dante a questo sovrano fu all’anno 1295 in cui ei venne a Firenze, e vi fu ricevuto a gran festa (G. Vill. l. 8, c. 3). Nella qual occasione, come narra Benvenuto da Imola (Ap. Murat Antiq. Ital. t. 1, p. 1240), Dante si strinse in grande amicizia con Carlo Martello figliuolo del re. Questo scrittore afferma che Dante avea allora