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PRIMO 27 dottrina, che dopo Salomone non v’ebbe re alcuno al mondo più di lui dotto. Così il Boccaccio. Il qual confronto di Roberto con Salomone vedesi usato da altri scrittori di questo secolo, e fra gli altri da Benvenuto da Imola: Roberti, quem post Salomonem sapientissimum praedicat constans opinio plurimo rum (Comm. in Dante Antiq. Ital. t. 1, p. 1035). E in vero quanto avido egli fosse di coltivare le scienze, quanto fosse in esso istruito, e con qual impegno le fomentasse, si raccoglie da varj passi dell’opere del Petrarca, il quale non parla mai di Roberto senza onorarlo dei più magnifici elogi. Rechiamone uno, fra molti, tradotto nel volgar nostro linguaggio. Il re Roberto, dic’egli (Rer memor. l. 2, c. 2), non era già salito ad altissimo stato dopo aver coltivati faticosamente gli studj; ma nato nella regia, anzi destinato al trono prima ancora di nascere, perciocchè discendente non sol da padre 7 ma da avoli ancora e da bisavoli regi, allevato fra lo splendor della corte, superò nondimeno gravissimi ostacoli. Egli ancora fanciullo, e, a dir tutto in poco, nato nel nostro secolo, soggetto col crescer degli anni a più vicende della fortuna , avvolto in assai gravi pericoli, stretto ancora talvolta in carcere, pure nè da minacce, nè da insulti, nè da lusinghe, nè dalla malvagità de’ tempi si lasciò distogliere mai dagli studj. O fosse occupato negli affari di guerra o di pace, o si ristorasse dalle sofferte fatiche, di dì e di notte, passeggiando e sedendo 7 volle sempre aver seco de’ libri. Prendeva sempre al suo ragionare argomenti sublimi. Ciò che noi