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456. LIBRO l’ab. de Sade riconoscere come legittima una tal lettera? Aggiungasi che Cino era certamente professore in Perugia verso Tanno i3:ì(), nel qual tempo ei vi ebbe a scolaro il celebre Bartolo, come fra poco vedremo, cioè circa quel tempo medesimo in cui si suppone ch’ei fosse in Bologna. Finalmente l’eruditissimo ed esattissimo ilottor Gaetano Monti, che con sì gran diligenza tutti ha ricercati i monumenti e le memorie bolognesi, mi ha assicurato che niun indicio gli è mai avvenuto di ritrovare, onde si possa trarre per congettura che Cino fosse professore in Bologna. E io credo perciò, che l’unico Studio da lui colle sue lezioni illustrato fosse quel di Perugia, e che ivi egli scrivesse il suo Comento sul Codice, e che quindi non avesse mai a suo scolaro il Petrarca, xvi. XVI. Quindi si può giudicare qual fede deb»raSeIf*voie basi a un leggiadro avvenimento che il Panciroli un racconto cj narra, senza però indicarci onde abbialo del iruniuu- 7 *. li. tratto. Cino, secondo lui, fu grande amico del Petrarca, del Boccaccio e di Guido Cavalcanti. Or avvenne che tutti quattro insieme viaggiarono a Udine, ove dal patriarca di Aquileia furono onorevolmente accolti e trattati. Egli, per mostrare in quale stima gli avesse , volle fargli effigiare al vivo nella cappella di S. Niccolò di quella sua chiesa j e il pittore, che allor la stava adornando, volendo dipingere un miracolo che dicesi da quel Santo operato a confusion di un Ebreo che innanzi al giudice affermava con giuramento di aver renduto il denaro prestatogli da un contadino, dipinse nel giudice Cino da Pistoja, nel notaio il