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444 LIBRO occasione fu consultato dal nuncio spedito dal papa a maneggiar quest’affare (ivi, p. 144), e scrisse un’allegazione a favore di Taddeo, die è stata pubblicata dal Ghirardacci (ivi, p. 147)* Conchiuso poscia un amichevol trattato di riunione tra il pontefice e i Bolognesi , Jacopo fu tra quelli che intervennero al Consiglio generale di quella Comunità (ivi, p. 156), in cui fu giurata al papa fedeltà e ubbidienza. Da questo anno in poi non troviamo altra menzione di Jacopo fino all’anno 1347? in cui l’antica Cronaca italiana di Bologna afferma ch’egli morì (Script. rer. ital. vol. 18, p. 402), il che pure narrasi dal Ghirardacci (l. cit. p. 173). Assai scarse notizie ci ha date il Panciroli (c. 56) di questo celebre giureconsulto, il quale, com’egli pruova, fu maestro di Bartolo. Lo scherzo ch’ei ne racconta, cioè che Jacopo per ispiegare come intender si debba la legge del dividere per metà il denaro comune a due, recatosi alla pubblica piazza, e comperata da una vecchiarella la metà di un canestro di fichi, fingesse di volerli tutti tagliar per metà; e gridando la vecchia che nol facesse, ma si prendesse la metà dei fichi interi, egli allora dicesse che così deesi ancora intendere la detta legge; questo scherzo, io dico, è probabilmente una di quelle favole che sì francamente si narran da alcuni; e vi ha in fatti, come il Panciroli stesso riflette, chi l’attribuisce a Bartolommeo Soccino. Più opere legali egli scrisse , cioè comenti e chiose, alcune delle quali si hanno alle stampe, che diligentemente si